Motore Modulare


GiuliaISMAGECon questo nome si sono indicati in Italia i motori a combustione interna parzializzabili.
La parzializzazione è una tecnica di regolazione adottata nelle turbine ad azione per regolare la potenza a valori molto bassi rispetto ai livelli nominali.
Nelle turbine si suddivide la corona ugelli del primo stadio in tanti settori alimentati indipendentemente, e, per ridurre la potenza, si escludono alcuni settore chiudendo le rispettive valvole di ammissione.
Nei motori a combustione interna gli elementi che intervengono in parallelo sono i cilindri, e quindi la parzializzazione è rivolta all'esclusione di uno o più cilindri.
A causa del funzionamento periodico del motore, esistono vincoli piuttosto rigidi al numero di cilindri su cui si interviene, dovendo comunque garantire una accettabile regolarità del momento motore. Nei motori a combustione interna si possono usare tre tecniche: EatonMentre l'ultima tecnica richiede pesanti interventi in sede di progetto del motore, e non è mai stata impiegata a livello industriale, le altre due sono state sporadicamente introdotte in produzione in Europa e in America negli anni '80. Attualmente solo la parzializzazione della carica è usata su alcuni motori giapponesi ad accensione comandata e su qualche vettura europea di lusso.
La figura mostra il dispositivo attuatore sviluppato negli USA dalla Eaton alla fine degli anni '70, che permette l'esclusione dell'alzata delle valvole.
Oggi si usano meccanismi di tipo diverso, integrati nei sistemi di distribuzione ad alzata e/o fase variabile.
La ricerca, di notevole impegno per i budget universitari, fu condotta nell'allora Istituto di Macchine dell'Università di Genova fra il 1976 ed il 1980 sotto la guida del prof. O. Acton.
Fu orientata agli aspetti di base, e permise di quantificate chiarito i vantaggi conseguibili in termini di risparmio energetico e di impatto ambientale. Furono studiati i principali problemi di progetto e di controllo tipici dei tre diversi modi di attuazione.
L'indagine non si limitò al banco prova motori, ma si estese alla strada.
Furono impiegate due diverse vetture, equipaggiate con sistemi di misura che oggi farebbero sorridere, ma che all'epoca, viste le difficoltà di operare con sistemi di acquisizione automatica in assenza di adeguate sorgenti di potenza elettrica, svolsero egregiamente le loro funzioni.
La figura mostra i risparmi di combustibile ottenuti al banco con la parzializzazione della carica.

Questa ricerca fu inoltre occasione per svolgere una approfondita indagine sulle modalità d'uso dei sistemi di trazione stradale nel traffico urbano.

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Vettura bimotore



La vettura bimotore , di costruzione Wainer, impiegata per gli studi sulle modalità d'impiego del propulsore nel traffico urbano. Nella foto il Sig. N. Pelliano.


Il secondo motore prendeva il posto del sedile posteriore.


La misura del consumo di combustibile avveniva per pesata, su percorsi di pochi km; per lo scopo si impiegavano serbatoi estraibili. Nella foto l'ing. Cornero.


Il posto di guida, con i comandi, per quanto possibile, unificati.


Con questi interruttori inerziali di costruzione propria, si misuravano i tempi totali di accelerazione e di decelerazione in ogni singolo percorso.


Il navigatore aveva a disposizione odometri di precisione, cronometri, due dei quali collegati agli interruttori ad Hg, ed i comandi del sistema di alimentazione.


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